6 cappelli per pensare: come trovare soluzioni creative!

Oggi tratteremo un tema che può essere davvero utile a tutti, cioè come provare a risolvere un problema guardandolo però da una prospettiva diversa, cercando di non trovare la solita soluzione seguendo sempre la solita strada alla quale siamo abituati.

Capita a tutti di trovarsi in quelle situazioni dove provare ad uscire da un problema diventa veramente un problema; in queste situazioni ci può essere di grande aiuto un grande esperto di creatività e di problem solving, Edward De Bono, che ha inventato il metodo dei sei cappelli con il quale si possono trovare soluzioni e generare soluzioni creative diverse rispetto a quelle che utilizzeremmo solitamente.

De Bono infatti è il primo ad aver parlato di pensiero laterale, che si oppone un po’ al pensiero verticale, che è quello che solitamente utilizziamo appunto per risolvere i problemi, cioè il pensiero logico. Il pensiero laterale come funziona? E’ un pensiero che proprio perché laterale cerca di guardare il problema da altre prospettive e quindi prova ad affrontare il problema stesso con altri mezzi. 

La metodologia dei sei cappelli per pensare è nata per lavorare in situazioni di gruppo, ma può essere utilizzata anche individualmente. Come funziona? Metaforicamente indossiamo 6 cappelli diversi e volta per volta il cappello che indossiamo ci fa interpretare un ruolo diverso, cioè ci fa guardare il problema da un’angolazione diversa, dato che il nostro cervello è solitamente molto pigro e si adatta in qualche modo ad utilizzare sempre gli stessi schemi di ragionamento. 

Per la soluzione dei problemi questa metodologia invece ci aiuta a guardare le cose con una prospettiva diversa: i sei cappelli favoriscono l’attivazione di aree diverse del cervello e quindi ci aiutano a vedere le cose appunto in maniera diversa.

Il primo cappello che si può indossare è il cappello bianco; il cappello bianco rappresenta la neutralità, per cui è quel cappello che, una volta indossato, ci fa analizzare i dati come un computer, senza interpretarli e senza giudicarli; è solo un riportare i dati per come sono. 

Il cappello rosso invece è quello delle emozioni, della passione e quindi è il cappello che ci permetterà di far uscire quelle che sono le nostre sensazioni, le nostre intuizioni e i nostri presentimenti ed è il cappello che farà uscire quelle che sono le nostre sensazioni di pancia, non mediate dalla ragione o dalla razionalità. Poi c’è il cappello giallo, giallo come il sole, il colore dell’ottimismo. Questo è il cappello che, quando si indossa, fa uscire il nostro lato più positivo e farà uscire anche un lato propositivo, quello che risponderà alla domanda “come possiamo migliorare la situazione, quali sono tutti gli aspetti positivi che riguardano questa situazione, quali sono invece quegli aspetti che possiamo utilizzare per migliorare questa situazione”?

Il cappello nero invece è il cappello scuro, è quello negativo che si indossa per cercare di capire quali sono tutti gli aspetti negativi o quelli che sono gli aspetti che potrebbero portare a una soluzione negativa il nostro problema. Attenzione, questo non significa demolire tutto il procedimento che stiamo facendo, significa semplicemente cercare di capire quali sono le lacune, quali sono gli aspetti che ci potrebbero portare a fallire, per poi cercare di eliminarli.

Poi c’è il cappello verde; il cappello verde indica la creatività e quindi è il cappello che magari si può indossare per più tempo, è il colore della fertilità che ci aiuterà a trovare più soluzioni possibili, più idee creative possibili per il nostro problema; è il cappello che quindi ci aiuterà ad uscire da quegli schemi rigidi nei quali siamo spesso intrappolati quando dobbiamo affrontare un problema e quindi trovare valide alternative alla soluzione del problema stesso.

Infine c’è il cappello blu, che è il colore del cielo, che indica un po’ come guardare il problema in qualche modo in maniera distaccata, cercare di guardarlo dall’alto, cioè vedere tutti gli elementi che lo compongono, cercare di fissare un metodo che sia abbastanza pratico e poi seguirlo per arrivare ad una soluzione più concreta possibile.

Come utilizzare questi cappelli? Beh, se si è da soli non c’è un ordine prefissato: ognuno può scegliere il suo ordine, all’interno di un gruppo invece si possono utilizzare varie metodologie. A me capita, quando applico questo metodo, di far utilizzare a turno un cappello e poi passare a quello successivo. L’obiettivo di questa metodologia è mappare le diverse dimensioni del pensiero, per poi arrivare ad una soluzione che salti fuori in qualche modo da sola. Si valutano tutti gli elementi, si valutano tutte le idee e alla fine la soluzione più creativa in qualche modo verrà fuori. Il vantaggio che ha questa tecnica dei sei cappelli è proprio nella separazione forzata dei vari elementi del nostro pensiero, in quanto cominceremo a ragionare separando tutte le variabili, quindi analizzeremo per esempio prima le informazioni, poi le emozioni, poi la logica e poi la creatività. Tutti questi elementi poi verranno rimescolati per trovare una soluzione creativa.