Bruner: lo strutturalismo pedagogico e la teoria dell’istruzione

Oggi mi occuperò di un pedagogista statunitense che ha lasciato un grande segno per quanto riguarda la pedagogia moderna e contemporanea e sto parlando infatti di Bruner.

Bruner nasce nel 1915 a New York e nel 1952 diventa docente di psicologia presso l’università di Harvard; si forma in varie scuole anche di stampo molto diverse tra loro, nella scuola del funzionalismo, quella della gestalt e del comportamentismo.

Ognuna di queste correnti ha visioni molto diverse, infatti il suo pensiero sarà influenzato da tutte queste correnti e diventerà uno degli iniziatori del cognitivismo statunitense, una corrente psicologica che studia i processi cognitivi mediante i quali riceviamo informazioni dall’esterno e quindi dall’ ambiente attraverso i nostri sensi, le facciamo nostre, le immagazziniamo, le elaboriamo e sappiamo anche gestirle.

Tra i suoi tanti meriti vi è quello di avere condotto molti studi sperimentali sui processi conoscitivi e di apprendimento; già dal 1960 infatti comincia una serie di studi finalizzati proprio a cercare di capire il corso dello sviluppo dell’intelletto del bambino e, già come avevamo visto per Vygotskij, anche per Bruner il linguaggio è responsabile dello sviluppo mentale dell’individuo come amplificatore sociale delle capacità innate dell’essere umano, ma il focus della sua attenzione è principalmente su tutti quei processi mentali che ci aiutano in qualche modo ad immagazzinare le informazioni dall’esterno, a farle nostre, quindi a ritenerle e anche a comunicarle con gli altri.

Un avvenimento molto importante nel 1957, quello del lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale lanciato dall’Unione Sovietica, solleva il dubbio nella cultura statunitense di dover cambiare qualcosa proprio nel modo di fare cultura del tempo, anche perché fino adesso aveva dominato il pensiero di Dewey e quindi per più di mezzo secolo Dewey aveva dettato quelle che erano le leggi del modo di fare scuola e del modo di fare cultura del tempo.

Nel 1959 a Woods Hole viene organizzata una conferenza dove prendono parte tutti i pensatori e gli studiosi di problematiche socio-pedagogiche del tempo, tra cui anche Bruner che fece un po’ da padrone di casa e si impose come una delle figure più rilevanti e più importanti a livello statunitense, ma che ebbe una grande presa anche a livello europeo.

Nel 1961 Bruner pubblica il libro “Dopo Dewey, il processo di apprendimento nelle due culture”, dove verranno elencati tutti i punti per superare la didattica, il modo di fare scuola del tempo, che si rifaceva ancora a Dewey, dove si evince che l’istruzione non è solo partecipazione alla cultura, ma che è anche molto importante lo sviluppo di capacità cognitive personali, in modo tale da poter superare quelle che sono le concezioni della cultura sociale e farsi delle proprie idee e soprattutto quindi farsi una cultura personale.

Poi che l’adattamento alla società deve essere costituito da una formazione alle competenze, cioè si deve spingere in modo tale che ognuno possa formarsi delle competenze nel senso proprio letterale del termine, competenze vuol dire saper fare qualcosa nello specifico e quindi dare quelle conoscenze di base che ci possano aiutare a sviluppare queste competenze e cercare di sollecitare sempre a raggiungere nuove mete e quindi a sfidare sé stessi per andare sempre al di là e raggiungere sempre nuovi obiettivi.

Un’altra cosa molto importante è che il centro dei programmi di insegnamento è dato dalle idee organizzatrici del sapere, concetti di base, strutture che ci permettono di comprendere le cose e di ordinare ciò che già sappiamo per poi affrontare i nuovi argomenti. Quindi l’istruzione deve incentrarsi proprio sulla struttura della conoscenza cercando di evitare un sovraccarico di nozioni, perché un eccessivo nozionismo non aiuterebbe assolutamente. Quindi bisogna ridurre le informazioni, programmare insegnamenti adatti al modo in cui la mente organizza le informazioni che riceve. In questo libro si evince anche che la scuola diventa proprio il fondamento della riforma sociale e proprio per questo necessita un aggiornamento continuo e sistematico in modo tale che può continuare a essere il punto di riferimento e proprio il fondamento di questa riforma sociale.

In pratica Bruner integra il programma di Dewey incentrando l’insegnamento sul concetto di categoria di struttura e proprio da qui infatti Bruner verrà considerato il padre dello strutturalismo pedagogico.

Adesso vediamo un po’ come funziona: secondo l’autore ogni disciplina possiede infatti una struttura fondamentale di idee guida  e a sua volta la mente si sviluppa attraverso una capacità di organizzazione di queste strutture in strutture interne nella mente stessa. La scuola ha proprio come obiettivo quello di far apprendere la struttura delle discipline che possono quindi favorire in ognuno l’organizzazione cognitiva e uno sviluppo autonomo, man mano che si va avanti, delle conoscenze stesse.

L’apprendimento di queste strutture consente all’alunno poi man mano che va avanti di andare oltre le conoscenze che gli vengono in qualche modo indotte, farsi poi delle  sue idee  e arrivare a dei ragionamenti, arrivare anche oltre  queste conoscenze che gli vengono date.

Proprio agganciandosi a questo Bruner ritiene che si può insegnare ad ogni individuo, ad ogni bambino qualsiasi cosa, insegnare tutto a tutti, ovviamente con linguaggi e strutture adeguate all’età e alla mente del bambino con cui stiamo avendo a che fare.

Qualsiasi disciplina può essere insegnata a qualsiasi età, anche ai bambini che fanno parte della scuola dell’infanzia, purché venga tradotta secondo le strutture cognitive e i linguaggi relativi allo sviluppo psichico del bambino e dell’età prese in esame. Man mano che il tempo passa che cosa succede? Succede che gli stessi argomenti vengono in qualche modo riproposti con un linguaggio ovviamente via via crescente e con un aumento delle difficoltà in forma sempre più ampia e approfondita con il vero e proprio modello del curricolo a spirale.

Che cos’è questo “curricolo a spirale”? E’ una sorta di percorso di apprendimento che si ripete nel tempo, cioè gli argomenti sono sempre gli stessi, però man mano che si cresce, le strutture cognitive e le capacità dei soggetti aumentano, verranno aumentati anche il grado di difficoltà e il linguaggio diventerà sempre più strutturato. Tutto ciò necessita quindi la presenza di un insegnante programmatore, un insegnante capace di lavorare con tutte le strutture disciplinari e capace quindi di costruire dei percorsi didattici adatti ai bambini che si trova di fronte in base alle proprie esigenze e alle capacità. Quindi, tanto nelle discipline umanistiche quanto in quelle scientifiche, secondo Bruner è molto importante dare quei capisaldi, quelle nozioni di base attraverso le quali poi l’alunno possa, una volta fatte proprie queste conoscenze, arrivare anche oltre, cioè trovare per esempio soluzioni a problemi che siano anche diversi rispetto a quelli presentati al momento e cioè trovare sempre soluzioni nuove a problemi nuovi.

Per esempio nell’insegnamento della geometria si insegneranno assiomi e teoremi, una sorta di codificazione formale attraverso la quale il bambino possa comprendere quel tipo di problema, ma possa imparare anche quelle strutture di base per poi affrontare come dicevo problemi diversi rispetto a quelli che gli vengono presentati la prima volta. Nell’opera “verso una teoria dell’istruzione” Bruner cerca di definire quelli che sono i passaggi fondamentali della sua teoria dell’apprendimento, in modo tale da potere aiutare l’allievo a raggiungere quello che è appunto l’obiettivo di cui parlavamo prima: lo sviluppo di determinate competenze che lo potranno aiutare in tutta la vita.

Per Bruner l’apprendimento avviene attraverso tre tipi di rappresentazioni che sono esecutiva, iconica e simbolica; quella esecutiva è quella che va dalla nascita fino a circa un anno di vita e in questa fase il bambino si rappresenta il mondo attraverso una serie di azioni, infatti il suo pensiero ha una struttura operativa che si manifesta con una serie e una successione appunto di azioni; in tal modo la realtà è ordinata proprio attraverso l’azione stessa in quanto il bambino si muove e compie delle azioni per raggiungere un obiettivo. Lo sviluppo come avviene a questo punto? Avviene attraverso l’esperienza per cui questi movimenti queste azioni inizialmente saranno goffe, piano piano diventeranno più lineari e fluide. L’azione che compie il bambino diventa quindi la sua rappresentazione interna dell’oggetto. Questo modo di rappresentazione funziona anche dopo il primo anno di vita, basti pensare poi a tutte quelle azioni che una volta imparate facciamo automaticamente come ad esempio nuotare piuttosto che andare in bicicletta, eccetera.

Nel secondo modo di rappresentazione, iconico,  che va fino ai circa sette anni di vita, il bambino si rappresenta il mondo attraverso delle immagini concrete, si crea quindi una rappresentazione del mondo attraverso la visione di oggetti, di immagini, di simboli che hanno un riferimento dell’oggetto preciso. L’immagine interna di quell’oggetto, di quel simbolo permetterà poi di evocare situazioni che nella realtà sono in quel momento assenti, anche se non sarà possibile in questa fase descriverle verbalmente.

Nella fase di rappresentazione simbolica, che va dai circa sette anni in poi, il bambino si rappresenterà il mondo attraverso un codice convenzionale astratto, quindi attraverso per esempio dei simboli, dei numeri, attraverso la musica. Il linguaggio quindi permetterà al bambino di ragionare in termini astratti e la codificazione della realtà avverrà al di là delle informazioni che gli vengono date.

Per Bruner quindi diventa fondamentale il passaggio dalla seconda fase alla terza e quindi dalla fase iconica a quella simbolica, in quanto il linguaggio in qualche modo sarà in grado di trasformare la realtà. In “verso la teoria dell’istruzione” Bruner specifica quanto sia importante questo discorso sull’apprendimento e quanto in una società complessa come quella di oggi la scuola non possa più stare appresso a quelli che sono i cambiamenti continui della società stessa, cambiamenti che vedono attraverso l’informatizzazione anche il modo di fare cultura che cambia continuamente. E proprio per via di questi cambiamenti, di questa tecnologia che cambia la società continuamente la scuola non può più dare quelle conoscenze necessarie per la vita ai ragazzi; occorre invece secondo Bruner puntare sullo sviluppo di competenze di apprendimento che rendano l’individuo capace e abile man mano che si trova di fronte a un nuovo problema di volta in volta di sviluppare le nuove conoscenze per risolvere il problema che si trova di fronte.

In quest’ottica quindi una teoria dell’istruzione adeguata deve essere in grado di richiedere un’organizzazione e strutturazione delle conoscenze che sia efficace e l’insegnante deve avere varie qualità come una competenza disciplinare, delle basilari conoscenze psicologiche e la capacità di costruire e gestire dei corsi di studi adeguati.

Per Bruner il ruolo dell’insegnante è fondamentale: in primis deve essere in grado di motivare all’apprendimento, deve essere in grado di presentare gli argomenti in modalità differenti in modo tale da poter attivare tutte le strategie cognitive tenendo a mente tutti i tipi di rappresentazioni diverse tra di loro; utilizzare un rinforzo intrinseco che sia utile a far suscitare il desiderio di sviluppare sempre nuove competenze; fare della scuola un vero e proprio ambiente di apprendimento. Per l’autore un mezzo importante per favorire l’apprendimento è il gioco: il gioco  è una cosa seria in quanto è una componente primaria e funzionale per l’apprendimento, permette la sperimentazione sempre di nuovi comportamenti e quindi il poter trovare soluzioni sempre nuove a dei problemi riportati, favorisce lo sviluppo di nuove modalità cognitive, motorie, relazionali e linguistiche. Il gioco permette anche la generalizzazione di determinati comportamenti che possano poi essere attuati anche nella vita reale.

Tirando un po’ le somme di tutto questo discorso sull’apprendimento per Bruner, come avevamo già visto per  Vygotsky, l’aspetto sociale nell’apprendimento gioca un ruolo veramente fondamentale. In questo senso Bruner si distacca un po’ dall’approccio cognitivista in favore di quanto l’aspetto sociale influenza l’apprendimento stesso. Egli quindi si occupa intanto delle interazioni comunicative tra mamma e figlio e poi, in secondo luogo, anche delle interazioni che avrà il bambino con il mondo esterno.

Partendo proprio dall’area di sviluppo prossimale o potenziale di Vygotsky,  Bruner introdurrà per primo il discorso dello scaffolding, questa metafora che viene utilizzata proprio per l’effetto che ha l’adulto sul bambino, cioè che lo aiuta a costruirsi questa impalcatura, questa sorta di bagaglio sul quale poi il bambino metterà il suo e aggiungerà poi tutto ciò che imparerà. Quindi quanto diventa importante la mediazione dell’adulto nella crescita e nello sviluppo mentale e sociale del bambino stesso.

Un altro concetto molto importante per Bruner è quello dell’educazione e l’educazione diventa quindi proprio il luogo di incontro tra due generazioni che si confrontano tra di loro: l’alunno e l’adulto di riferimento o l’insegnante ed è quel “luogo” dove le due generazioni, sia l’alunno che l’insegnante, cercano di dare una spiegazione alla realtà sociale che li circonda.

Ovviamente proprio perché è un incontro tra le due generazioni l’adulto non può pensare di trasmettere la sua visione della società, della realtà sociale in cui vivono al ragazzo, ma deve essere pronto a discuterla con lui e anche a reinterpretarla. L’educazione quindi ha il fine proprio di favorire questo spirito di confronto, di dibattito e questa sorta di contrattazione che avviene tra le due parti, cioè tra la parte del giovane e la parte dell’adulto. Questo può essere facilitato attraverso alcune discipline come l’arte, il diritto, la narrazione e la scienza che permettono proprio il dibattito.