Freud e la pedagogia

Oggi concluderò il discorso su Freud, già cominciato negli altri video dove ho parlato della nascita della psicanalisi e di tutto quello che ha fatto questo brillante medico viennese nella sua carriera da un punto di vista psicanalitico, il metodo che ha inventato, cioè il metodo delle associazioni libere, il discorso dell’interpretazione dei sogni e la teoria sullo sviluppo psicosessuale.

Adesso mi occuperò invece dell’aspetto pedagogico di Freud, che, malgrado le varie critiche che si portò dietro, ebbe comunque una grandissima rilevanza da un punto di vista della pedagogia del tempo ed è considerato rilevante da un punto di vista pedagogico proprio perché è riuscito a riportare all’attenzione di tutti l’importanza che ha la relazione del bambino con gli adulti e quindi inizialmente con la sua famiglia e in seguito poi con tutti gli adulti con cui si viene a trovare.

Per Freud la vita umana è un percorso continuo di autoeducazione in quanto ogni individuo da un lato deve combattere tra quelle che sono le richieste di come ci vuole la società e tutte quella parte istintuale che in qualche modo si agita dentro di noi e dall’altro lato invece ogni individuo cerca di conquistare un equilibrio sufficiente tra le varie parti della propria personalità cercando quindi di evitare forme intollerabili di disagio. E’ quindi evidente quanto siano importanti le implicazioni psicoanalitiche a servizio proprio dell’ambito pedagogico.

Infatti Freud ci mostra proprio come i primi sei anni di vita di ogni bambino siano fondamentali per la costituzione dell’apparato psichico di ognuno di noi in vista poi di crescere come adulti equilibrati. Inoltre come abbiamo già visto quando ho parlato dello sviluppo psicosessuale del bambino e quindi della sequenzialità delle fasi e del corretto superamento di una fase in vista della nuova in arrivo, Freud dice proprio che il rapporto con i genitori diventa fondamentale: se le relazioni sono positive sicuramente questo sviluppo avrà degli esiti positivi ed è tanto importante che queste fasi si superino in maniera positiva anche grazie al rapporto con i genitori, perché questo rapporto è alla base di quello che sarà poi il rapporto con tutte le altre persone con cui si verranno a relazionare i bambini crescendo. Freud ha avuto anche il merito di mettere in discussione quelli che sono stati tutti i valori tradizionali dell’educazione fino a quel momento, quali per esempio la razionalità, l’autocontrollo, la repressione sessuale e in pratica tutte quelle cose che pretenderebbero di cancellare quella che è la base istintuale dell’essere umano. Freud infatti dice che se è vero che la libera manifestazione di quelli che sono i nostri impulsi e i nostri istinti possa essere anti sociale è anche vero che in qualche modo, seppur in maniera controllata, vanno comunque soddisfatti questi istinti e anche ammettendo quindi l’importanza dei valori morali che sono alla base di una civiltà, soprattutto in condivisione con gli altri, tuttavia Freud dice che comunque la parola istintuale rimane alla base di ogni essere umano. Quindi Freud vedeva il bambino in maniera molto diversa rispetto ai pedagogisti, agli attivisti del tempo in quanto loro lo vedevano come un bambino naturalmente buono, mentre Freud lo ritraeva come un soggetto connotato da complicati processi psichici ed emotivi e di conseguenza con un’esperienza interiore densa di pulsioni, di conflitti e di emozioni. In questa visione dove il bambino è connotato da un aspetto emotivo così forte diventa fondamentale, nel bagaglio esperienziale e culturale di preparazione dell’educatore, avere una connotazione di forte stampo psicanalitico.

Per Freud l’educatore deve essere in grado di riconoscere le modalità evolutive di ogni singolo bambino ed essere in grado di fornire un’istruzione adeguata ai suoi bisogni. Per fare questo richiama l’attenzione degli educatori a quelli che sono i principi fondamentali della psicanalisi, quindi andare ad analizzare in qualche modo l’inconscio attraverso per esempio l’interpretazione dei sogni, dare una giusta importanza a quelli che sono i conflitti affettivi dell’infanzia, nello sviluppo della personalità di tutti i bambini. Tutti questi elementi, che costituiscono il contributo psicanalitico alla pedagogia, sono stati ripresi da molti educatori anche moderni proprio come punto di riferimento per un buon funzionamento del contesto relazionale dove si viene a trovare il bambino.

Freud ha avuto pertanto il merito non solo di aver esplorato l’inconscio, ma anche di aver dato un’impostazione dinamica ai processi psichici e di conseguenza di dar loro questa connotazione affettiva che diventa fondamentale in un contesto pedagogico. Il contributo freudiano fu preso quindi in considerazione da moltissimi suoi adepti e successori tra cui la Klein,

Bowlby ecc. e proprio questo connubio importante che si venne a creare tra pedagogia e psicoanalisi portò a tre aspetti fondamentali: il primo fu proprio quello che questi psicologi freudiani aprirono dalle scuole esperenziali di tipo antiautoritario, il secondo aspetto fondamentale è quello che viene data un’attenzione molto grande a quelle che sono le dinamiche emotivo affettive specie quelle riguardanti proprio la prima infanzia, il terzo invece sono delle vere e proprie riflessioni che vengono fatte su quelle che devono essere le doti degli educatori e quindi di tutte quelle persone che ruotano nei primi anni di vita attorno al bambino, genitori ed insegnanti.

Il pensiero alla base di queste scuole antiautoritarie è una pedagogia di tipo non repressivo, questo perché secondo questi studiosi ciò implicherebbe il fatto che si può evitare nel bambino la formazione di nevrosi e di psicosi. Vi è quindi un vero e proprio avviamento a delle scuole libertarie dove il bambino può avere la libertà di esprimersi esattamente come vuole, senza nessun tipo di censura e ciò, secondo questo pensiero, comporta poi la crescita del bambino come un adulto sano e libero.

Gli elementi principali di questa scuola sono due: il primo è la libertà che devono avere i bambini di agire e di potersi esprimere liberamente senza nessun tipo di censura e questo comporterà un’introduzione all’autogoverno personale e la frustrazione delle pulsioni sarà limitata a delle semplici e poche regole di base. La seconda è che il rapporto educativo deve essere basato su una dimensione affettiva e questo significa in pratica che tutte quelle che sono le punizioni, le regole severe ecc. devono essere eliminate. Secondo questi psicanalisti questi due elementi insieme comporteranno la crescita di un adulto sano e felice e avranno degli ottimi risultati su degli adulti consapevoli e liberi.

Questa pratica psicanalitica nella prima infanzia è la premessa fondamentale per la crescita di un adulto che sarà sano sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psichico e anche la formazione degli educatori diventa fondamentale in quanto devono essere pronti a stabilire delle relazioni ricche di stimoli e proficue con ogni bambino.

Vediamo adesso quali sono le doti che deve avere un bravo educatore secondo questi psicanalisti. Innanzitutto deve essere capace di cooperare con le altre figure che ruotano intorno al bambino e quindi di coordinarsi bene per esempio con i genitori, poi di creare sempre un clima favorevole all’apprendimento, deve mettersi a disposizione del gruppo proprio come risorsa attiva nel gruppo classe, poi, proprio per la sua formazione psicanalitica, in classe deve stare molto attento a tutte quelle situazioni dove vengono fuori sentimenti molto forti o profondi e quindi deve saperle gestire.

In base a tutto quello che ho detto questi pedagogisti di stampo psicanalitico evidenziano come l’educazione diventa proprio uno dei campi applicativi più importanti della psicanalisi stessa.