La nascita della sociologia

Oggi introdurremo il discorso della sociologia e faremo un breve excursus di tutti i principali autori che poi approfondiremo successivamente.

Intanto che cos’è la sociologia: la sociologia rientra nelle quattro scienze umane insieme alla pedagogia, alla psicologia e all’antropologia ed è quella scienza sociale che studia i fenomeni della società cercando di indagarne gli effetti e le cause in rapporto con l’individuo e con il gruppo sociale.

Ma quali sono i fattori storico sociali che favoriscono la nascita della sociologia? Fondamentalmente sono tre: la rivoluzione scientifica, la rivoluzione francese e la rivoluzione industriale.

Questi tre importanti fenomeni favoriscono proprio la nascita della sociologia in quanto, da una parte la rivoluzione scientifica, che riguarda l’ambito fisico astronomico, con l’applicazione dei principi utilizzati per indagare il mondo della natura viene poi traslata alla realtà umana. 

La rivoluzione francese invece, con i suoi valori di uguaglianza dei cittadini, di libertà, di possibilità di poter esprimere le proprie opinioni in libertà e di superiorità della legge sui soprusi individuali e la rivoluzione industriale, che crea volente o nolente una nuova struttura della società, perché proprio con la rivoluzione industriale si vengono a creare nuove classi sociali ad esempio il proletariato, che andrà poi in contrapposizione con la borghesia imprenditoriale e di conseguenza le nuove forme di stratificazione sociale. Tutto questo fa sì che a livello della società si modifichino pure quelli che sono i legami sociali e tutte queste questioni insieme favoriscono la nascita della sociologia.

Il fondatore della sociologia viene considerato Comte che è appunto un sociologo, nonché padre del positivismo e dello spirito scientifico. Secondo Comte la sociologia scientifica sottostà ad una legge, che è quella dei tre stadi.

Comte infatti individua, attraverso l’anamnesi della storia e quindi conoscendo la storia, il genere umano attraverso tre stadi fondamentali, uno di seguito all’altro, cioè col superamento di uno stadio si è passati poi a quello successivo.

Il primo stadio è lo stadio teologico nel quale i fenomeni naturali e storico sociali sono concepiti sempre come frutto dell’azione divina, c’è un Dio che decide e stabilisce come si muove l’uomo, come si muove la natura, quali sono appunto i fatti che accadono. Nel secondo stadio, una volta superato quello teologico, si passa ad uno stadio metafisico, dove vi è una sorta di sostituzione di quella che è la figura divina con entità astratte che dirigono il corso degli eventi e stabiliscono quindi come si muove l’uomo, come cambia la natura, ecc. 

Il terzo stadio è lo stadio positivo ed è quello che vede noi protagonisti, quello cui si è giunti tramite la conoscenza scientifica dei fenomeni, quindi non si affida più la responsabilità ad un dio, a degli dèi o a delle entità metafisiche, ma si cerca di dare delle spiegazioni attraverso il metodo scientifico.

Il metodo scientifico viene quindi applicato anche alla sociologia; la sociologia è un termine che conia proprio Comte e la identifica come lo studio scientifico dei fatti sociali, mirato quindi a cogliere la realtà nella maniera più obiettiva possibile al di là di tutte le distorsioni che noi esseri umani potremmo dargli con la nostra esperienza quotidiana. 

Quindi secondo Comte la sociologia è da definirsi come la fisica sociale ed è suddivisa in due grandi branche: la prima è la statica sociale e la seconda è la dinamica sociale.

La statica sociale mira a chiarire quelle che sono le strutture del sistema sociale e quindi le relazioni che intercorrono tra le sue varie parti, ad esempio le relazioni che si possono creare tra una classe sociale ed un’altra, la dinamica sociale invece studia lo sviluppo del sistema sociale, la sua evoluzione e le trasformazioni che subisce nel tempo. Quindi essendo appunto dinamica va a valutare i cambiamenti che sono avvenuti nel tempo e le trasformazioni che ha subito nel tempo stesso.

Un altro autore importante studiato in questo excursus come sociologo è Marx. 

Marx non è stato soltanto un sociologo, sappiamo tutti che è stato un grandissimo storico, è stato un filosofo ed è stato anche un politico.

Marx parte da un’analisi globale della realtà e della storia che spazia dalla filosofia alla politica per spiegare proprio la società. Dice che la storia umana è un evento materiale in cui gli attori protagonisti sono proprio gli uomini che sono sempre stati impegnati alla produzione dei beni, cioè il fine dell’uomo è sempre stato quello di produrre beni per il soddisfacimento dei propri bisogni. Quindi le forze produttive cioè gli uomini che producono in base al periodo in cui vivono possono contare sulle proprie forze produttive e grazie a esse possono svilupparsi e possono soddisfare i propri bisogni. Quindi lui dice che, facendo questa analisi storica, in tutte le fasi più importanti,  ci sono delle classi sociali che entrano in contrapposizione tra di loro; ad esempio se andiamo a valutare il periodo del medioevo, nel feudo c’erano i contadini e c’erano i proprietari terrieri, che inevitabilmente entravano in contrasto tra di loro. 

Questa storia si ripete anche successivamente nel periodo in cui vive Marx e questa lotta di classe è un conflitto perenne che si crea tra la borghesia, che è la proprietaria dei capitali che ha investito nell’industria e si arricchisce sempre di più, e il proletariato ossia la classe operaia che non possiede nulla se non la propria forza fisica e la forza lavoro dei propri figli. 

Cosa succede nel momento in cui per esempio si ammala il capofamiglia? Ci sono i figli che lo vanno a sostituire, ma se ci sono problemi anche con i figli la gente non mangia perché non percepisce salario. Secondo Marx, questo conflitto tra borghesia e proletariato è sempre acceso; l’unico modo per giungere ad una situazione di calma e di esistenza pacifica è quella di approdare a una sorta di comunismo, cioè dove vi è una società basata sull’eliminazione delle classi sociali e sull’abolizione della proprietà privata.

Un altro sociologo a cui accennerò adesso, importante nel panorama di questo excursus è Durkheim, un filosofo francese che analizza la società dicendo che la società stessa sopravvive e trascende l’individuo, quindi anche se l’individuo pur importante muore, la società comunque continua. Quindi sull’individuo agisce una tendenza collettiva che lo guida nelle sue azioni e nei suoi pensieri e come se in qualche modo la collettività influenzasse l’individuo e i suoi pensieri. Uno degli oggetti di studio più importanti di Durkheim è il suicidio; lui vede e valuta il suicidio come un fatto sociale, quindi l’uomo non si suicida per un fatto privato, ma è per un fatto sociale, cioè se si è tristi, se si è depressi, se ci si spinge ad un atto così estremo in qualche modo è la società che ci obbliga quasi a farlo. Analizzare quindi quelle che sono le cause sociali del suicidio e distingue vari tipi di suicidio.

Noi ne vedremo alcuni: il primo di questi è il suicidio egoistico, cioè quando una persona decide di suicidarsi perché non si sente integrata nel suo contesto sociale di appartenenza.

C’è poi il suicidio altruistico, ossia quando l’individuo fatica a trovare una propria identità e ripone la propria essenza in un valore collettivo più alto, ad esempio la fede religiosa. 

Secondo l’autore, si parla invece di suicidio anomico quando viene meno il potere della società, cioè quando vi è per esempio un passaggio da un periodo molto ricco a un periodo di crisi economica, perdita di soldi e di status sociale.

Quindi è importante cercare di trovare quelle che sono delle mosse preventive per prevedere e cercare di ridurre il fenomeno del suicidio. Quindi Durkheim dice che è importante promuovere la coesione sociale e la solidarietà e rafforzare una coscienza collettiva per diminuire il numero dei suicidi.

Questa solidarietà organica va costruita attraverso una equa divisione del lavoro e una coscienza dei ruoli del lavoro stesso per cercare di evitare un numero maggiore di suicidi.

Un altro autore che è importante nella sociologia e del quale vi accennerò qualcosa è Weber.

L’oggetto della sociologia per Weber sono le azioni sociali, cioè sono quei comportamenti individuali che sono influenzati dalla presenza di altri individui; ad esempio noi ci ritroviamo per strada, comincia a piovere e dobbiamo attraversare la strada, c’è vicino a noi una signora anziana in difficoltà, senza ombrello, decidiamo di aprire l’ombrello e darle un passaggio. Questa azione che noi stiamo facendo acquista un significato di tipo sociale, cioè io sto aiutando appunto la persona in difficoltà e le azioni sociali sono di quattro tipi secondo Weber.

Le prime sono le azioni strumentali, cioè azioni per raggiungere uno scopo, ad esempio io studio per essere promosso all’esame di maturità, questa è un’azione strumentale, cioè attraverso questa azione strumentale posso raggiungere il mio scopo; poi ci sono le azioni morali, che sono quelle guidate da un pensiero etico, ad esempio quella che abbiamo visto prima nell’esempio; poi ci sono le azioni tradizionali, ossia quelle abitudinarie, ad esempio io mi alzo, la prima cosa che faccio mi lavo i denti tutte le mattine; infine ci sono le azioni affettive che nascono quindi dai bisogni emotivi del soggetto, devo soddisfare un bisogno emotivo per cui abbraccio mia madre, abbraccio un amico, ecc.

Per interpretare i meccanismi di una società Weber conia il concetto di tipo ideale, cioè un modello generale astratto di cui il sociologo si serve per interpretare poi tutti i vari casi. Formula quindi un tipo ideale, con il quale poi confrontare ed interpretare tutti i singoli casi espressi dalla società. 

Bene con oggi ho finito, la prossima lezione sarà sulla sociologia e i metodi di ricerca che utilizza il sociologo proprio per le sue ricerche.