Maria Montessori e la pedagogia

Oggi tratteremo l’argomento di Maria Montessori che è stata un po’ l’emblema della pedagogia in Italia e in tutto il corso del novecento; infatti è stata una grandissima educatrice, pedagogista, medico e neuropsichiatra infantile, nonché anche una grandissima scienziata.

Maria Montessori è nata nel 1870 a Chiaravalle in provincia di Ancona e dimostra subito fin da piccola la sua propensione per lo studio e la sua bravura appunto per quanto riguarda la scuola. Il suo punto di riferimento in famiglia era lo zio Antonio Stoppani, che era un abate e che passò l’intera vita a dimostrare che scienza e fede convivevano perfettamente.

A scuola, la Montessori intraprese gli studi tecnici e questo non le permise di iscriversi alla facoltà di medicina, perché al tempo soltanto chi aveva fatto il liceo classico poteva accedere a questa facoltà; quindi all’inizio si iscrisse alla facoltà di scienze, litigando anche col padre, che la voleva come insegnante; invece lei avrebbe voluto già fare il medico e dopo due anni riuscì a passare alla facoltà di medicina e di lì a breve si laureò brillantemente.

Infatti la Montessori è stata una delle prime donne laureate in medicina in Italia e specializzate in neuropsichiatria infantile; divenne famosa in tutto il mondo per il metodo che inventò, perché diciamo che, appassionata proprio dei bambini, per 50 anni non fece altro che osservare e lavorare con loro.

Il suo percorso inizia proprio seguendo i bambini con disagio di natura psichica e con difficoltà nell’apprendimento, che seguiva nei quartieri più poveri di Roma; quello che osservò  in tutti questi primi anni di carriera è che i bambini con questi disagi apprendevano molto più facilmente con l’esperienza pratica, non riuscivano a memorizzare e a comprendere veramente le cose se spiegate a voce, ma invece sperimentandole con degli oggetti e quindi facendo esperienza pratica del mondo che li circondava, riuscivano a capire molto meglio. 

Per cui fondò un metodo che partiva da questi bambini, ma che poi applicò anche a tutti gli altri. Nel 1907 nel quartiere di San Lorenzo aprì la prima casa dei bambini alla quale poi ne seguirono molte altre, non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo.

Presto la sua fama si diffuse in tutto il mondo e in America ad un congresso nel 1913 fu insignita dell’onorificenza di donna più interessante d’Europa per i suoi metodi moderni.

Un’altra data molto importante fu quella del 1926 perché la Montessori organizzò il primo corso di formazione per insegnanti per illustrare proprio il suo metodo ed era diventata talmente famosa che fu eclatante il successo di questo corso; pensate che addirittura 180 insegnanti provenienti da tutta Italia viaggiarono per partecipare al corso della Montessori.

Però durante l’epoca del fascismo le sue scuole furono chiuse, perché considerate troppo rivoluzionarie, e quindi lei fu costretta anche a scappare dall’Italia e girò quasi tutto il mondo facendo conoscere proprio il suo metodo.

Come vi dicevo prima la Montessori passò oltre 50 anni della sua vita ad osservare i bambini di tutto il mondo e li osservò nella loro globalità a 360 gradi, non solo sul piano senso-motorio, ma anche su quello cognitivo, ossia in relazione allo sviluppo del pensiero e sul piano affettivo relazionale.

Il suo metodo nasce prima dall’osservazione e poi dalla sperimentazione e quindi fu la prima pedagogista italiana a fondare un metodo basato appunto sulla pedagogia scientifica; infatti la Montessori partiva dal presupposto che ogni bambino ha delle potenzialità infinite e soprattutto uniche; quale è quindi il compito dell’adulto? E’ quello di aiutare a far emergere questi talenti, queste potenzialità, queste propensioni e queste attitudini che sono appunto uniche, rispettando quelli che sono i suoi bisogni di conoscenza e di esplorazione della realtà esterna.

In pratica quindi questo metodo è fondato sullo sviluppo naturale del bambino per aiutarlo a crescere coltivando quelle che sono le sue spontanee propensioni nel conoscere e nell’interessarsi al mondo esterno.

Il metodo Montessori è considerato veramente rivoluzionario proprio per questo motivo perché nel processo di apprendimento mette al centro i bisogni e gli interessi del singolo bambino.

Ora procediamo per tappe e vediamo quali sono le variabili fondamentali nel metodo della Montessori.

Le variabili fondamentali sono principalmente tre l’ambiente, i materiali che vengono utilizzati durante le elezioni e il ruolo dell’insegnante.

Cominciamo con l’ambiente: le classi della Montessori sono studiate in ogni minimo dettaglio, nulla è lasciato al caso, tutto è scientificamente studiato in maniera proprio particolareggiata, tutto l’ambiente è studiato proprio in funzione per l’apprendimento del bambino, per facilitare un apprendimento spontaneo e libero del bambino, per facilitare anche i movimenti all’interno di questo ambiente, di questo spazio per il bambino che si sente così molto a suo agio e sperimentando tutto ciò che poi troverà e che vi spiegherò riuscirà poi a conoscere appunto la realtà esterna. Queste scuole venivano chiamate proprio la casa dei bambini perché dovevano ricordare un ambiente familiare, cioè il bambino non doveva sentire il distacco tra casa e scuola, doveva sentirsi un po’ come a casa.

La classe era accuratamente organizzata dall’insegnante, sia da un punto di vista fisico, quindi organizzazione dello spazio, sia da un punto di vista concettuale, cioè in termini di uso progressivo dei materiali e soprattutto era ordinata in modo tale da permettere alla mente assorbente del bambino di introiettare proprio il concetto di ordine, di pulizia e di ambiente accogliente e luminoso, con colori chiari e che favorivano appunto lo stare bene proprio del bambino all’interno dell’aula. L’ambiente è anche organizzato dall’insegnante in modo tale da lasciare libero l’alunno di poter scegliere i materiali che verranno messi a disposizione, di potersi muovere in maniera tranquilla e anche di poter spostare gli oggetti in maniera molto facile all’interno della classe stessa, in base all’attività che da solo deciderà di fare.

Adesso vediamo quindi i materiali. Diciamo che intanto i mobili sono molto leggeri e molto bassi, cioè ad altezza di bambino, anche le sedie e i tavoli saranno molto piccoli  proprio per permettere ai bambini di sedersi comodamente, di arrivare comodamente ai tavoli, di poter spostare questi materiali all’occorrenza se serve spazio per sperimentare anche altri giochi e le scaffalature sono basse e poco profonde in modo tale da permettere ai bambini di prendere da soli tutti gli oggetti che saranno esposti sugli scaffali. I materiali presenti nella casa dei bambini sono materiali di vita pratica, materiali sensoriali e materiali culturali. I materiali di vita pratica sono i materiali sia per la cura della persona che per la cura della casa e quindi materiali per esempio per ripulire dopo un’attività come una scopa per spazzare, qualcosa per lavare, per stendere, per cucinare, per tagliare, per cucire, ecc.

Poi una serie di materiali sensoriali relativi proprio allo sviluppo dei sensi e quindi uditivi, visivi, gustativi, tattili, termici, barici, ecc.

Poi una serie di materiali culturali, quindi relativi alla geografia, alla matematica, alle scienze, alla botanica, ecc.

Prima di vedere il ruolo dell’insegnante vediamo come si svolge una lezione tipo in una delle classi montessoriane: secondo questo metodo i bambini sono liberi di poter agire  e muoversi nello spazio e troveranno ogni volta dei materiali diversi a disposizione che saranno predisposti prima dall’insegnante, potranno liberamente prenderli e  sperimentarli fino a che non li capiscono e quindi ci possono giocare, li possono studiare fino a quando veramente poi non si sono stufati, perché hanno capito come funzionano. Alla fine li devono rimettere dove li hanno trovati, proprio per il concetto di ordine di cui parlavamo prima.

La lezione si svolgerà in due momenti, principalmente uno di sperimentazione e l’altro di osservazione, perché i materiali non saranno in numero sufficiente per tutti gli alunni, cioè per esempio ci sarà un mappamondo, un libro e ci saranno altri strumenti; ogni bambino è libero di prendere uno strumento e un altro bambino incuriosito dallo stesso strumento può osservare il compagno mentre lo sperimenta; quindi probabilmente il compagno che per primo prenderà lo strumento o il gioco ci metterà un pochino di più per capire come funziona, mentre l’altro, che l’avrà osservato nel momento in cui il compagno l’ha usato ci metterà molto di meno perché, avendolo già osservato, avrà già capito come funziona. 

La lezione viene divisa in questi due momenti: sperimentazione e osservazione.

Anche se c’è questa massima libertà del bambino nel poter gestire e usufruire di tutti gli strumenti tutto è meticolosamente preparato dall’insegnante stessa. Veniamo quindi proprio al ruolo dell’insegnante. Il suo ruolo è veramente importante in quanto prima della lezione prepara con cura tutto l’ambiente, lo tiene ordinato e pulito, e metterà a disposizione gli oggetti che reputa importanti per quel tipo di lezione, oggetti che poi i bambini da soli potranno sperimentare appunto prendendoli e osservandoli: quindi c’è tutta una preparazione all’attività poi auto educativa del bambino. Poi inizierà in qualche modo i bambini all’utilizzo di questi strumenti e rispetterà le loro libere scelte all’interno del contesto organizzato, quindi senza imporre l’utilizzo di un materiale rispetto ad un altro; rispetterà i tempi e i ritmi di ogni singolo bambino, non andando ad interferire con il tempo che ci mette un bambino a sperimentare un oggetto piuttosto che un altro. Il suo ruolo sarà un ruolo di osservatrice, apparentemente un ruolo passivo, non si metterà quindi fisicamente al centro della stanza, si metterà a un lato, ad un angolo e osserverà tutta la situazione e quindi osserverà come il bambino interagisce con gli strumenti e come interagisce nell’ambiente con i propri compagni.

Il suo intervento diretto sarà limitato soltanto a casi eccezionali, cioè per esempio quando due bambini cominciano a litigare pesantemente, vengono alle mani e interverrà per separarli. Questo non intervenire da parte dell’insegnante è molto importante proprio perché secondo il metodo Montessori il bambino deve sperimentare con i suoi tempi e conoscere da solo il mondo che lo circonda.

Un’altra cosa fondamentale rispetto appunto al non intervento dell’insegnante è quella che la maggior parte dei materiali che utilizza la Montessori sono auto correttivi e quindi contengono in se stessi l’autocorrezione dell’errore nel momento in cui il bambino commette un errore. 

Però il metodo Montessori va anche oltre la classe organizzata tanto è vero che anche tutto il perimetro all’esterno della scuola diventa fondamentale per la conoscenza dei bambini, in quanto per lei è fondamentale anche l’attività psicomotoria, l’attività di teatro quindi per esempio anche uscire fuori negli spazi esterni come un giardino, un orto, ecc. 

Questo è un metodo che come dicevo prima viene poi utilizzato non soltanto in Italia, ma si espande un po’ in tutto il mondo e ancora oggi moltissime sono le scuole, soprattutto per i bambini piccoli, che utilizzano il metodo della Montessori. 

Pensate che questa donna ha avuto anche una vita piuttosto rocambolesca, perché durante lo scoppio della seconda guerra mondiale si trovava col figlio in India dove venne internata e riuscì a ritornare in Italia soltanto nell’ultima fase della sua vita.

E’ una pedagogista che sicuramente ha lasciato un grandissimo segno, è un grande orgoglio per l’Italia, non solo in quanto donna, ma anche in quanto donna pioniera di una vera e propria rivoluzione per la scuola.