Parkhurst e il Piano Dalton

Oggi, proseguendo la mia carrellata dei grandi pedagogisti del novecento, mi occuperò di un’attivista americana, Helen Parkhurst, che fu anche una collaboratrice di Dewey.

La Parkhurst nasce nel 1887 in un piccolo paesino del Wisconsin e, una volta diplomata, diventa la maestra dell’unica classe esistente proprio in questo paesino. Però dopo solo un anno capisce che vuole continuare gli studi, per cui lascia questo impiego e si iscrive al college. Successivamente lavora in numerose scuole del Wisconsin e a Washington e in seguito divenne anche counselor e quindi formatrice di insegnanti.

Nel 1913 viene nominata preside del Central Teachers College e proprio in quel periodo durante l’estate non si perde nemmeno uno di quei corsi estivi dove venivano a fare lezione i più grandi pedagogisti del tempo e dove ha quindi l’opportunità di venire  in contatto con Kilpatrick, anche se poi, a differenza di Kilpatrick, la pedagogista non elabora una filosofia a supporto del suo modello educativo, ma invece studia e osserva i bambini in maniera empirica e le relazioni che hanno all’interno della società.

Già in questo periodo, proprio durante il lavoro in classe, ha cominciato ad elaborare un piano operativo che poi sarà sempre più orientato agli studenti delle scuole superiori.

Durante un viaggio in America conosce Maria Montessori e, affascinata dal suo metodo, decide di prendersi un anno dal lavoro e di seguirla in Italia per diventare la sua assistente e apprendere il più possibile proprio il metodo della Montessori. Nel 1915 viene nominata rappresentante delle scuole montessoriane in America, ma nel 1918 lascia questa carica pur rimanendo comunque preside della scuola Montessori a New York.

In seguito amplia il metodo della Montessori aggiungendo un piano di lavoro proprio per i ragazzi delle scuole secondarie. Quindi si fa promotrice di questo sistema didattico attivo noto come piano Dalton, dalla città proprio dove prese piede, appunto a Dalton.

Questo modello venne poi teorizzato in numerose opere, la prima delle quali del 1922 “l’educazione secondo il piano Dalton” poi anche altre due opere “esplorando il mondo del fanciullo” del 1951 e “la fatica di crescere” del 1967.

Grazie alle osservazioni empiriche fatte sui bambini e sui bambini in rapporto con la società, come vi dicevo prima, l’autrice approda poi a delle linee guida, dei principi guida: il primo è quello di tenere sempre a mente l’importanza di elaborare dei curricoli adatti ad ogni singolo individuo, quindi ad ogni singolo bambino, anche per poi salvaguardarne l’autonomia; il secondo è quello della responsabilizzazione dell’alunno, quindi aiutarlo a tenere sempre il focus attento sul proprio percorso di apprendimento.

I programmi verranno organizzati per compiti mensili, perché ogni mese le attività cambiano e anche gli obiettivi cambiano, quindi deve essere molto importante e molto dettagliata, sia la divisione degli obiettivi che le ore da dedicare ad ogni obiettivo e quindi tutto deve essere suddiviso in piccole parti da spartire nelle varie ore e all’interno del mese stesso.

Questo programma riguarda tutte le discipline e tutti quelli che sono i compiti che deve svolgere all’interno del mese un alunno e altro non è che una sorta di contratto che verrà stipulato tra insegnante ed alunno; in pratica è proprio un contratto nel quale l’insegnante e l’alunno pattuiscono quelli che sono gli obiettivi da raggiungere nel proprio piano di apprendimento. Nella condivisione di questo piano didattico specifico ogni alunno, insieme all’insegnante, sarà obbligato a firmare questo documento, questo contratto che prevede una formula simile a “io sottoscritto alunno della classe ecc. mi impegno a portare a termine l’assegnazione di questo compito entro la fine del mese, data e firma”.

Ogni contratto terminerà dopo un mese e alla fine del mese si stipulerà un nuovo contratto con l’assegnazione dei nuovi obiettivi da raggiungere.

Questo piano Dalton studiato dalla pedagogista, da una parte favorisce l’individualizzazione attraverso la scelta di curricoli fatti ad hoc per ogni singolo alunno e dall’altra invece favorisce la responsabilizzazione perché attraverso il contratto ogni ragazzo si sente in qualche modo coinvolto nel piano didattico di apprendimento e, come un lavoratore dipendente sotto contratto, deve portare a termine il proprio compito.

Dopo il contratto per quanto riguarda il processo di individualizzazione ogni alunno potrà poi seguire i propri ritmi e scegliere in quali orari della giornata lavorare, con quali materiali e come muoversi anche all’interno della scuola e quali strumenti utilizzare.

La cosa importante è che comunque poi consegni il compito.

Il contratto invece con la responsabilizzazione coinvolge direttamente l’alunno che si sente coinvolto proprio nel suo processo formativo e il maestro in qualche modo lo guiderà e lo aiuterà per evitare che poi non ci sia una formazione a senso unico o comunque degli squilibri all’interno dei curricoli. Il maestro deve essere anche in grado di graduare le assegnazioni in modo tale da seguire quelle che sono le propensioni, le attitudini e anche i miglioramenti che ottiene il fanciullo nel corso del tempo.

Il piano Dalton quindi diventa un po’ un equilibrio, una bilancia tra quello che è il sistema tradizionale di insegnamento e quella che invece è la libertà e l’autonomia che tanto amano gli attivisti.

Come vi accennavo prima i ragazzi sono liberi di utilizzare le aule, i materiali a disposizione e i laboratori come preferiscono e anche gestirsi gli orari come gli è più congeniale; l’insegnante segue comunque tutti i lavori e tutti i progressi dei ragazzi e qualora servissero dei consigli o un aiuto può intervenire.

Anche la verifica è un momento formativo in quanto va a sottolineare quelli che sono stati tutti i miglioramenti che hanno avuto i vari alunni curricolo dopo curriculo.

La classe non è più vissuta in senso tradizionale cioè come prima tutti insieme, ma solitamente gli alunni operano in maniera individuale, per alcune cose invece possono anche cooperare in piccoli gruppi, ma l’individualismo e lo spirito di competizione sono completamente assenti proprio per favorire un clima molto sereno per l’apprendimento.