Serie TV da quarantena!

Oggi parleremo di un argomento che, specie in questo periodo, fa compagnia veramente a tutti; infatti parleremo di serie tv e cercherò di spaziare tra più generi, in modo tale da accontentare un pochino tutti i gusti.

Nella carrellata che ho scelto per oggi ho deciso di lasciare fuori le serie tv che sicuramente avrete già visto tutti e che già da sole, anche senza pubblicità, hanno un seguito pazzesco (come per esempio La Casa di Carta). 

La prima serie di cui voglio parlare oggi è in realtà una miniserie Unorthodox  che potete trovare su Netflix.

E’ tratta dal best seller di Deborah Feldman, un romanzo 

autobiografico dell’autrice, che racconta la sua storia  e come è scappata dalla sua comunità ebrea ultraortodossa per cercare la libertà.

E’ una miniserie molto originale di solo quattro episodi, però potete trovare anche uno speciale del dietro le quinte dove saranno intervistati gli attori e dove verrà raccontato passo passo come è stata costruita questa storia molto complessa. Tratta di una comunità che vive a New York ai giorni d’oggi, ma sembra quasi di stare nel seicento perché è una comunità ebrea ultraortodossa che ha delle regole particolari; le donne contano molto poco, gli uomini fanno un pò tutto, hanno dei vestiti molto particolari e molto pesanti anche d’estate e questa ragazza, protagonista della vicenda, cercherà un riscatto, cercherà di scappare da questa situazione. 

Si ritroverà proprio a Berlino, città simbolo della strage degli ebrei, e paradossalmente cercherà la sua libertà proprio in quella città e un riscatto da una vita che la vedeva costretta a regole che le stavano strette.

La serie è molto interessante e vede come protagonista un’attrice giovane, tra l’altro molto brava e con intensità espressiva ed emotiva molto evidente, che si chiama Shira Haas e che credo avrà veramente un grande successo; la sua fisicità è talmente minuta che sembra quasi una bambina, in realtà è una donna in cerca della propria libertà, ma che purtroppo, nel momento in cui farà un passo in avanti verso questa direzione, il passato la perseguiterà.

E’ una storia molto forte, sia da un punto di vista emotivo che da un punto di vista psicologico, la particolarità è che è quasi completamente girata in lingua yiddish, che per Netflix è assolutamente una novità.  Vi consiglio assolutamente la visione di questa miniserie, sia per conoscere quelle che sono le usanze di questa religione così particolare, a tratti così ingombrante, e anche per accompagnare la protagonista nel suo viaggio che è un po’ la metafora della ricerca della libertà che accompagna tutti noi.

La seconda serie di cui voglio parlare oggi la troverete su Amazon Prime e si tratta della fantastica Signora Maisel. E’ una serie veramente bella, tra l’altro interpretata da una Rachel Brosnahan  veramente in gran forma, che ha vinto un sacco di premi Emmy e Golden Globe. E’ una serie ambientata a New York verso la fine degli anni cinquanta e vede protagonista una ragazza ebrea, figlia di una famiglia molto benestante che si sta per sposare con un uomo che vuole fare il comico. In realtà lui non ha talento e quindi poi ripiegherà su altro, mentre si scoprirà che il vero talento è proprio lei e quindi, puntata dopo puntata, lei comincerà a esibirsi nei vari locali, conoscerà la sua manager, anch’essa donna. Questa serie racconta quindi un po’ anche la rivincita delle donne nel mondo lavorativo e come tentano di farsi spazio, ma anche in maniera molto divertente perché in realtà lei avrà un grandissimo talento e quindi saprà far ridere qualsiasi tipo di pubblico.

Vi consiglio questa serie per tantissime ragioni, prima su tutte la bravura degli attori (la protagonista, la sua manager) e i siparietti tra le due sono di una comicità ineguagliabile. Anche tutti gli altri attori (i genitori di lei, il marito, i genitori del marito) vi faranno molto ridere, ma vi faranno anche riflettere.

Un altro punto a favore di questa serie sono le scenografie e i costumi, tutti accuratissimi; sicuramente è una serie ad alto budget, lo scoprirete da soli quanto è colorata e quanto è veramente bella e curata in ogni minimo dettaglio.

Con la terza serie di cui voglio parlare oggi cambio completamente genere, infatti entro un po’ nel mio mondo: voglio consigliarvi Freud, la serie, alla quale mi sono approcciato con grande curiosità e devo dire che la mia curiosità è stata soddisfatta, ma in parte. Questo perché credevo che fosse una serie incentrata sul giovane Freud, quindi sul primo arco della sua vita lavorativa nel quale appunto lui, non avendo ancora inventato il metodo tutto suo, quello delle associazioni libere, si rifà al metodo del suo mentore Charcot, che cura le pazienti che hanno problemi di natura isterica con l’ipnosi e quindi pensavo che fosse tutto incentrato su questo. In realtà spesso Freud in questa serie sembra quasi una figura marginale, in quanto è vero che viene analizzato l’inconscio delle persone attraverso lo studio dell’ipnosi e cosa succede durante e dopo le sedute ipnotiche, però il regista che si chiama Marvin kren, (un regista austriaco di film prettamente horror), ha dato un taglio molto dark a questa serie e quindi ha mischiato moltissimi ingredienti. Non ha parlato soltanto di mente, di Freud, dell’inconscio, ma anche di tutta una serie di fattori che ne hanno dato un taglio, come dicevo, quasi horror. Così è difficile spesso capire quella linea sottile che separa il sogno dalla realtà e anche quella linea sottile che separa le vicende che sono successe veramente da tutta la fantasia che ci ha voluto mettere l’autore; spesso sembra di trovarsi quasi in un fumetto di Dylan Dog a tinte molto horror e con molto sangue. Quindi preparatevi, se volete vedere questa serie: ci sono scene molto forti e molto pulp, sembra quasi di essere in un film di Tarantino. Al di là di questo credo che questa sia soltanto una prima serie alla quale probabilmente ci sarà un seguito, che poi affronterà di più la carriera di Freud e quello che ha inventato lui, rispetto ad altre tematiche che vengono fuori in questa serie, come appunto omicidi o intrighi politici.

La quarta serie di cui voglio parlarvi è the good place; cambiamo nuovamente genere e proprio perché vi ho detto che volevo fare un video che potesse raccogliere i gusti un pochino di tutti. The good place  è un piccolo gioiellino a livello di sitcom, commedia a tinte fantasy però, perché praticamente la protagonista Eleonor che tra l’altro è interpretata da Kristin Bell la Veronica Mars della vecchia serie è morta e si ritrova in una sorta di paradiso tutto colorato insieme a gente molto buona. Lei si sente un po’ un pesce fuor d’acqua, dovrà fingere di essere quello che non è stato in vita in quanto a quanto pare c’è stato un errore: lei non era quello stinco di santa da meritare appunto questo posto in paradiso e quindi tutte le vicende saranno incentrate su di lei e sui simpaticissimi personaggi che incontra e che cominceranno a far parte della sua vita, vere e proprie macchiette. Su tutte il personaggio di Janet che non è un’umana, è una sorta di angelo robot inventato per soddisfare tutte le esigenze, anche quelle più sfrenate degli abitanti di questo posto buono. E’ assolutamente da vedere perché è divertentissima e a tratti anche un po’ demenziale. Però ci sono delle chicche veramente fantastiche, addirittura le parolacce in questo posto non si possono dire e quindi ogni parola che possa sembrare una parolaccia verrà storpiata in modo tale da non sembrare tale. Vi assicuro, per staccare la spina specie in questo momento, può essere veramente un buon diversivo.

L’ultima serie di cui voglio parlare oggi Homeland. Molti di voi magari già la conosceranno ma per chi ancora non ha avuto l’occasione di poter approcciarsi a questo capolavoro seriale, bene cominciatela, fidatevi perché è veramente una serie spettacolare sotto ogni punto di vista.

E’ una serie di genere spionaggio thriller e racconta la storia di Brody, un ex marine che dopo essere stato otto anni prigioniero in Iraq riesce a tornare in America, ma l’agente speciale della CIA Carrey, che poi è la protagonista di questa serie, non crederà alla sua storia e da qui nascono delle vicende molto intrecciate, sia da un punto di vista politico, di spionaggio e d’azione, ma anche da un punto di vista personale. Quindi l’aspetto psicologico è veramente forte: quanto di questa persona, per otto anni imprigionata all’interno di un bunker in Iraq, è cambiato, quanto la sua mente può essere stata plagiata: questi sono tutti gli interrogativi che si fa Carrey, l’agente della CIA interpretata da Claire Danes, che ha vinto  tantissimi Emmy e Golden Globe per questa parte. E’ un’attrice strepitosa perché riesce a cogliere tutte le sfumature di un personaggio molto complesso: Carry è una donna single che vive per il suo lavoro, è bravissima, intuitiva, forse la persona più intelligente che la CIA stessa abbia mai avuto, ma è anche affetta da una patologia psichiatrica.

Non vi dico altro, scoprirete quale, scoprirete come riuscirà a equilibrare queste due parti di se e come riuscirà anche a gestire in maniera spesso molto difficile tutta la sua vita e tutto questo intreccio politico nel quale si viene a trovare.