Thomas Hobbes

Oggi farò una lezione su Thomas Hobbes. Nasce nel 1588 a Westport in Inghilterra e muore a Londra nel 1679, alla veneranda età di 91 anni. Vive in un periodo molto difficile in quanto, come ben sappiamo, è il periodo della guerra dei trent’anni, che sconvolge un po’ tutta l’Europa, specie l’Inghilterra, e vede continuamente sanguinose lotte politiche religiose e sociali che dominano proprio il panorama del tempo.

In questa situazione Hobbes, con le sue dottrine, cerca di dare delle spiegazioni e cerca di dare un aiuto proprio per analizzare quella che è la natura umana, per cercare di trovare una soluzione alle problematiche sociali del tempo. 

Quindi come vi ho già Hobbes è l’unico filosofo che studieremo, proprio in bilico tra l’empirismo e il razionalismo, perché utilizzerà entrambi i ragionamenti. Adesso vedremo come. La cosa importante da dire di Hobbes è proprio l’analisi che fa sull’uomo che, a differenza degli animali, è in grado di progettare la sua condotta e lo fa attraverso il linguaggio che è proprio la cosa che ci contraddistingue dagli animali. Il linguaggio è un insieme, secondo Hobbes, di segni e di convenzioni linguistiche che hanno un preciso significato convenzionale. Questo linguaggio rende possibile quindi il ragionamento, sempre però attraverso un calcolo matematico; questo vuol dire che fondamentalmente secondo Hobbes i ragionamenti non sono altro che dei calcoli matematici, che ci portano ad ottenere dei risultati: ad esempio se io faccio una determinata azione insieme ad un’altra azione, e quindi una somma delle due azioni, posso raggiungere uno scopo oppure qual è quella cosa che potrebbe non farmi raggiungere lo scopo, a quel punto la sottraggo, cioè la elimino.

Per Hobbes, per conoscere la causa dei fenomeni ci si può muovere in due direzioni e quindi tramite due tipi di dimostrazioni: le dimostrazioni a priori, deduttive e le dimostrazioni a posteriori, induttive.

Le dimostrazioni a priori, deduttive, sono quelle che procedono dalle cause fino ad arrivare agli effetti e quindi sono per esempio proprie della matematica, dell’etica e della politica, quindi riguardano tutti oggetti che sono stati prodotti dall’uomo e non dalla natura e pervengono quindi a conclusioni necessarie, cioè vuol dire che pervengono sempre a conclusioni esatte, dimostrate, mentre per quanto riguarda le dimostrazioni a posteriori o induttive sono quelle che procedono dagli effetti alle cause e quindi sono proprie per esempio delle scienze naturali. Facciamo un esempio: se noi prendiamo un albero che si trova di fronte casa nostra e proviamo a chiederci come quell’albero ci è finito, se è nato spontaneamente, se è stato piantato da qualcuno, ecc. Quindi sono tutti quegli oggetti che non sono prodotti dall’uomo e della cui esistenza non si può trovare una causa certa. Si viene quindi a conclusioni probabili, cioè possiamo semplicemente ipotizzare perché l’albero sia lì e non in un altro punto.

Ragione e scienza a questo punto possono rivolgersi con successo solo agli oggetti di cui si può conoscere la causa produttrice, quindi gli oggetti generabili appunto dall’uomo.

Qui nasce una concezione molto importante, che noi abbiamo già visto in un filosofo classico, Democrito, che è appunto la concezione del materialismo. Hobbes a questo punto dice che soltanto le cose certe si possono conoscere, la causa delle cose certe si può conoscere. Vi è quindi una visione materialistica, dove solo i corpi materiali esistono; il corpo quindi è l’unica cosa di cui possiamo venire a conoscenza, perché è l’unica cosa che esiste e il movimento dei corpi è l’unico principio che spiega tutti quei fenomeni che sono legati e si riducono i concetti di causa forza e azione. 

I corpi secondo Hobbes si dividono in due grandi categorie: i corpi naturali e i corpi artificiali. I corpi naturali sono quelli studiati dalla filosofia naturale, mentre quelli artificiali sono quelli studiati dalla filosofia civile e si dividono in etica e politica.

A questo punto però se esistono solo i corpi, le valutazioni morali sono meramente soggettive, cioè il concetto di bene e di male in senso assoluto per Hobbes non esiste, le visioni moralistiche non esistono o meglio niente è assolutamente buono o assolutamente cattivo. Non c’è quindi una norma che valga a distinguere il bene dal male, ma il bene è solitamente tutto ciò che noi come esseri umani tendiamo a desiderare, mentre il male è tutto ciò che odiamo e quindi tendiamo ad allontanare.

Un altro concetto molto caro a Hobbes è il concetto di libertà, tant’è vero che per lui il concetto di libertà non coincide minimamente con il libero arbitrio, ma solo nella libertà di azione, cioè ogni uomo segue il proprio istinto, segue la propria capacità di realizzare tutto ciò che vuole senza alcun impedimento esterno, quindi l’obiettivo dell’uomo è quello di cercare in tutti i modi di realizzarsi senza guardare chi si ha di fronte. Anche da un punto di vista politico Hobbes concepisce la politica in analogia con la geometria, ossia fondata sui principi dai quali si deduce tutta la sua intera costruzione e quindi lui parla di geometrismo politico, che è quel procedimento che parte da pochi postulati certi che sono propri della natura umana, quindi sono uguali per tutti gli uomini e sono assolutamente due. Lui denomina questi postulati “postulati certissimi” che sono i due postulati che riguardano l’uomo in quanto essere uomo. Il primo è la bramosia naturale e il secondo è la ragione naturale; la bramosia naturale è quella cosa per la quale ognuno pretende di poter godere dei beni comuni da solo. Ciò esclude che l’uomo per natura sia un animale politico. Hobbes non nega che l’uomo abbia bisogno degli altri uomini per vivere, però lui dice, facendo l’esempio dei bambini, che il bambino appena nato necessita delle cure materne, però nega che gli uomini abbiano un istinto che li porti alla benevolenza reciproca e quindi per un egoismo naturale, per questa bramosia naturale, vi è una negazione dell’amore degli uomini nei confronti degli altri uomini, cioè ognuno, per egoismo naturale, per bramosia naturale, tende ad avere tutto per sé.

La ragione naturale invece è quella ragione per la quale, secondo postulato certissimo di Hobbes, tutti rifuggono da una morte di tipo violento, quindi possiamo dire che in base a ciò ogni associazione spontanea tra più persone, ogni congregazione, ogni comunità nasce non tanto dal bisogno o dal timore che l’altro in qualche modo proprio per bramosia naturale potrebbe fregarci, ma che le persone si avvicinano soltanto per cercare di controllare l’altro e provare a tenere i beni comuni per sé, controllando che l’altro che non glieli rubi.

In qualche modo quindi lo stato di natura dell’uomo è uno stato di guerra incessante, della serie “mors tua, vita mea”, voglio tutto e voglio tutto per me, dove tutti quindi sono contro tutti e dove non c’è nulla di giusto, dove ognuno desidera tutti i beni comuni solo per sè. Quindi ognuno secondo Hobbes ha diritto di tutto su tutti. Da qui la famosa frase  ”homo homini lupus”, la famosa frase latina che vuol dire “l’uomo è il lupo sugli altri uomini”, cioè l’uomo tende a volere tutto e a sopraffare l’altro. Questo diritto è un istinto naturale secondo Hobbes insopprimibile, proprio della stessa natura dell’uomo di cui parlavamo.  Tutti sono portati a desiderare ciò che è bene per sè stessi e a rifuggire la morte che è il peggiore dei mali; però l’uomo a questo punto per evitare questa guerra incessante continua tra tutti, lo fa attraverso la ragione e qui entra  la parte razionale di Hobbes che è appunto la capacità dell’uomo di prevedere attraverso un calcolo assorto quali sono i nostri bisogni le nostre esigenze e ci indica una via d’uscita da questa precaria situazione di guerra continua. In pratica lo facciamo grazie alla  attraverso legge naturale  che è una tecnica sempre calcolatrice visto che tutte le azioni come abbiamo detto  sono un calcolo matematico: faccio questo più questo per ottenere questo scopo pure faccio quest’altra cosa e tolgo quest’altra azione comunque per arrivare al mio scopo, quindi diciamo che la legge naturale è una tecnica calcolatrice che prevede in qualche modo le circostanze future e opera le scelte che sono più convenienti per l’uomo.

Però bisogna seguire tre precetti  tramite la ragione la prima è la ricerca  della pace e il suo conseguimento poi il secondo è quando tutti sono disposti alla rinuncia di tutti su tutto,del diritto di avere tutto per sé, quindi del poterlo invece lasciare anche agli altri e poi lo stare ai patti concordati con gli altri questi devono essere i tre precetti per cui l’uomo può in qualche modo convivere cercando di combattere questo stato incessante di guerra continua che deriva proprio dal suo stato naturale. A questo punto l’unico modo per passare da uno stato di natura che è appunto quello dell’homo homini lupus ad uno stato più civile è quello di una stipulazione di un contratto dove l’uomo rinuncia al diritto illimitato del suo stato di natura cioè dove rinuncia ad avere tutto e trasferisce questo diritto all’unico organo al quale si può trasferire questo diritto che è lo stato in una società civile. Secondo Hobbes deve essere retto da una sola persona, da una sorta di sovrano, che può garantire questo patto e può far sì che si mantenga questo stato  civile.

La teoria politica di Hobbes è quindi basata sullo stato nel quale tutti i poteri sono incentrati nelle mani del sovrano, è una sorta di assolutismo politico che prevede vari punti. Il primo è l’irreversibilità di questo patto, poi l’ unilateralità del patto cioè che il patto è una volta fatto non può essere sciolto è unilaterale ed è irreversibile poi l’indivisibilità del potere del sovrano cioè il sovrano ha tutto il potere e non può essere diviso con altri sudditi; la legge civile come unica regola di bene e di male quindi non ci sono regole moraliste e  che l’unica legge che si deve seguire  è la legge civile; poi l’obbedienza assoluta al sovrano ogni suddito deve obbedienza assoluta al sovrano; la negazione del tirannicidio ,non si può in nessun modo pensare di uccidere il tiranno che sarebbe appunto il sovrano; poi l’ultima è la non sottomissione del sovrano alla legge dello stato.

 Però ci sono anche dei limiti :il sovrano non può obbligare nessuno ad accusarsi di aver commesso un delitto oppure non può obbligare nessuno ad uccidersi proprio perché magari ha commesso un reato molto violento e il secondo è che i sudditi sono liberi su quanto non è prescritto dalla legge cioè su tutte le cose che non sono indicate in questi precetti, che vanno seguiti alla lettera, il suddito ha la possibilità di essere libero.